TI AMO, MA...

...RUSSIAMO

L'amore è una cosa meravigliosa. La convivenza? Una sitcom horror senza via d'uscita. Ti ricordi quando passavi le notti insonni perché non vedevi l'ora di stare con lei/lui? Ecco, ora passi le notti insonni perché accanto a te c'è un essere umano che sembra un Boeing 747 in fase di decollo.

Nessuno te lo dice quando firmi il contratto della convivenza. Ti parlano di "compromessi", "spazio condiviso" e "rispetto reciproco", ma nessuno ti avverte che dormire con la persona che ami potrebbe essere una tortura medievale con colonna sonora da segheria. Il primo mese cerchi di essere dolce: "Tesoro, hai russato un po' stanotte." Secondo mese: "Ehi, hai notato che forse dovremmo controllare il naso?" Terzo mese: cerchi di capire se puoi soffocarlo legalmente con un cuscino senza finire in prigione.

E poi ci sono le soluzioni. Ah, le soluzioni! Tappi per le orecchie? Funzionano fino a quando non li ritrovi nel caffè al mattino. Spray nasale? Ti illudi che serva a qualcosa, poi scopri che il russatore seriale è un'entità soprannaturale immune alla scienza. Dormire in stanze separate? Grandissima idea, se non fosse che a quel punto vivete insieme come due coinquilini in un ostello di Bangkok, con in più le bollette da pagare.

Ma la cosa peggiore è quando il russatore nega tutto. "Io? Russare? Ma figurati, sarà stato un rumore della strada." Ah, sì, certo, perché evidentemente stanotte c'era un cantiere edile IN CAMERA NOSTRA. Anzi, peggio, c'è chi ha la faccia tosta di accusarti: "Forse eri tu che russavi, amore." AH, ADESSO SONO IO IL PROBLEMA?

Alla fine, impari a sopravvivere. Ti abitui al suono del motore a scoppio che hai sposato, come si abituano gli abitanti di New York al rumore delle sirene. E sai una cosa? Ti rendi conto che l'amore vero non è fatto di cene a lume di candela e weekend romantici, ma di accettare che l'unica playlist notturna che avrai per il resto della vita è il russare della persona che ami.

Ma se mai dovesse inventare un tasto "mute" per il partner... beh, signori, quello sarà il giorno in cui il matrimonio diventerà davvero perfetto.

...ODIO I TUOI

Amico, amica, ti sei innamorato. Che bello. I cuoricini, i tramonti, i messaggi sdolcinati che neanche Shakespeare sotto acido. Tutto fantastico, fino a quando… appare la famiglia.

E lì capisci una grande verità della vita: l'amore è cieco, ma la parentela no. Tu vedi il tuo partner come un angelo caduto dal cielo, ma poi incontri mamma, papà, la zia che sembra uscita da un reality trash e il fratello che ti guarda come se gli avessi rubato il telecomando. E allora pensi: "Aspetta un attimo… ma da dove cazzo viene questa gente?"

Non importa in che parte del mondo ti trovi, esiste sempre il pranzo di famiglia, quell'appuntamento infernale che ti fa rimpiangere la fila alle Poste. Se non sei ancora stato a uno di questi eventi, lascia che ti avvisi: è una trappola. Entri pensando di fare bella figura, esci con il desiderio di cambiare identità e scappare in Messico.

C'è la suocera che ti squadra come un agente dell'FBI, il cognato che ti fa domande passive-aggressive tipo "E quindi che lavoro fai, DAVVERO?", il padre che ti ignora perché non hai ancora dimostrato di saper cambiare una gomma o cucinare un risotto. E poi c'è la nonna, che in teoria dovrebbe essere la più dolce, ma è anche quella che in un sussurro velenoso dice cose tipo "Ma la tua ex non era più carina?"

Tecniche di sopravvivenza

Ora, visto che ammazzarli non è un'opzione (ancora), ecco alcune strategie per non impazzire:

  1. Accetta il dolore. È come il dentista: sai che fa male, ma se stringi i denti e pensi alla spiaggia, prima o poi finisce.
  2. Sfrutta il lato comico. Fingi di essere in un documentario sulla fauna selvatica. Guarda la zia complottista che parla di scie chimiche come se fosse un raro esemplare di "Boomerus Paranoicus".
  3. Impara l'arte del sorriso di plastica. Funziona sempre. Ti dicono una boiata? Tu annuisci e dici "Ah, interessante!", e nel frattempo immagini di stare altrove, tipo alle Bahamas con un cocktail in mano.
  4. Bevi. Non troppa, che sennò il giorno dopo hai pure il mal di testa oltre al trauma, ma abbastanza da rendere tutto più tollerabile.
  5. Fai squadra con il partner. Ti ha messo in questa situazione? Bene, che almeno sia dalla tua parte. Un'occhiata complice sotto il tavolo può salvarti dalla disperazione.

Ma se dopo anni ti rendi conto che no, non ce la fai, non puoi passare il resto della tua vita con questa gente tra i piedi, devi farti una domanda: l'amore basta davvero?

Perché sì, il partner è perfetto, ma se ogni Natale devi passarlo con il padre che ti chiama col nome dell'ex o la madre che ti regala un libro su come essere una "vera donna/uomo di casa", prima o poi un punto di rottura arriva. E magari non sei tu a odiare loro. Magari sono loro a odiare te. E se così fosse, hai due strade: o diventi un ninja del compromesso, o te ne vai prima di ritrovarti bloccato a vita tra drammi familiari e battutine passive-aggressive.

Perché, diciamocelo: non è che sposi solo una persona. Sposi il pacchetto intero. E a volte, quel pacchetto è come un'offerta 3x2 di roba scaduta.

Ora dimmi, amico, amica… tu ce la fai?

...SCRIVO AL MIO EX

Ok, mettiamola giù chiara e semplice. Hai una relazione perfetta, tutto fila liscio, lui o lei è il compagno ideale… e poi BAM! Ecco spuntare il caro, vecchio ex come un herpes sentimentale. Ti manda un messaggio. Magari un innocente "Come stai?", che in codice significa "Ti ricordi di me? Ti manco? Sto meglio senza di te? Stai meglio senza di me? Perché cavolo non siamo ancora a letto insieme?"

E a quel punto, il tuo cervello entra in modalità "Alto Tradimento vs. Antropologia del Disastro". Da una parte, c'è il tuo attuale partner, che ti ama, ti rispetta e probabilmente ha imparato a sopportare il modo in cui mastichi la pizza come un T-Rex. Dall'altra, c'è quell'essere ambiguo chiamato "ex", con il suo fascino tossico, la sua playlist condivisa e la sua capacità innata di farti dubitare di tutto, inclusa la tua esistenza. È come il diabete: sai che ti fa male, ma il dolce richiamo è irresistibile.

Ora, parliamoci chiaro: perché gli ex tornano sempre? Cos'è, un rito magico? Una maledizione azteca? O forse è semplicemente la legge universale del "Ti voglio solo quando non ti posso avere"? E tu, che fai? Ti lasci prendere dal brivido dell'ignoto, rispondi con un secco "Bene, grazie" o lasci il telefono sotto un treno in corsa?

Ecco il punto: non è tanto il messaggio del tuo ex che è pericoloso, ma il film mentale che ti spari dopo. All'improvviso inizi a ricordare solo i momenti belli, il sesso acrobatico, le cene romantiche, le volte in cui ridevate come due idioti. Peccato che il tuo cervello si "dimentichi" anche dei messaggi lasciati in visto per giorni, delle litigate infinite, del "non sono pronto per una relazione seria" (dopo tre anni). Quello non lo ricordi, vero? Strano.

E intanto, il tuo partner attuale è lì, ignaro di tutto, mentre tu sei combattuto tra il senso di colpa e la tentazione. "Ma è solo un messaggio" – dici a te stesso. Certo, e sai cos'altro inizia con "è solo"? È solo una sigaretta. È solo un drink. È solo una puntatina nel letto sbagliato. E BOOM, sei sulla strada del pentimento con un biglietto di sola andata.

Il punto è questo: il passato è un figlio di puttana travestito da nostalgia. Non torna mai perché è cambiato. Torna perché sa che ha ancora un piccolo spazio nella tua testa. Quindi, la domanda vera è: vuoi davvero riaprire quella porta? Oppure è solo l'ego che vuole sapere se puoi ancora farti desiderare?

Rispondere o non rispondere, questo è il dilemma. Ma ricordati: se apri quella porta, non stupirti se dall'altra parte trovi il solito vecchio casino.

...NON VOGLIO FIGLI

Dire a qualcuno "ti amo, ma non voglio figli" è come ordinare una pizza per tutti senza mozzarella, c'è sempre qualcuno che si incazza. La società non sa gestire questa cosa. Giuro, la prima volta che dici "No, grazie, niente pargoli per me", la gente ti guarda come se avessi detto "Adoro grigliare cuccioli di gatti la domenica".

C'è questo tacito accordo tra gli innamorati, tipo un abbonamento a Netflix che nessuno ha mai sottoscritto, ma che, all'improvviso, tutti si aspettano tu abbia: prima ti fidanzi, poi convivi, poi matrimonio, e poi figli. È come un videogioco dell'amore con livelli obbligatori. Ma che succede se tu, invece, vuoi semplicemente fermarti a metà partita?

Ecco il dramma. Tu ami questa persona, ci vivi bene, avete trovato la perfetta sincronia tra chi cucina e chi lava i piatti, avete perfino un cane che sembra la sintesi perfetta dei vostri caratteri. Ma un giorno, mentre siete a cena con amici, parte la bomba. 

Qualcuno chiede: "E voi, quando fate un bambino?"
E lì vedi la tua dolce metà illuminarsi tipo albero di Natale, mentre tu hai lo sguardo di chi ha appena scoperto che gli hanno raddoppiato l'affitto.

Ora, o gliel'hai già detto, oppure stai per dirglielo: "Amore, ti amo, ma non voglio figli".
E BOOM, il silenzio. Un silenzio così pesante che potrebbe essere venduto come mattone per costruzioni antisismiche.

E allora arrivano gli argomenti da talk-show del lunedì sera.
Un'amica dice: "Ma perché?" – Perché no. Lo stesso motivo per cui non ho comprato un jet privato: non me la sento.
E un altro: "Ma cambierai idea!" – Certo, come quella volta che mia madre ha detto che mi sarei affezionato ai broccoli.
E ancora: "Ma senza figli la vita non ha senso!" – Eppure, l'ultima volta che ho controllato, c'era un sacco di gente felice che non si era riprodotta.

E il dramma non finisce qui, perché se la tua metà vuole figli e tu no, è come se uno volesse andare a vivere in Alaska e l'altro alle Bahamas: a un certo punto, qualcuno dovrà scegliere se congelarsi o liquefarsi. E alla fine nessuno vince, perché o fai qualcosa che non vuoi (e ti ritrovi a cercare tutorial su come cambiare pannolini alle 3 di notte), o perdi la persona che ami per colpa di un desiderio che non puoi soddisfare.

Ma sai una cosa? L'amore non è una fottuta concessionaria di auto dove puoi contrattare. Se vuoi figli, li vuoi. Se non li vuoi, non li vuoi. E nessuno dei due ha torto. Il problema è che spesso nessuno dei due vuole essere quello che deve mollare tutto.

Quindi, che si fa? Si parla. Si litiga. Si smette di pensare che l'amore sia solo compromessi e si inizia a capire che, a volte, amare qualcuno significa anche accettare che il sogno non è lo stesso. Se l'altro vuole disperatamente dei figli e tu no, non è questione di chi ha ragione. È questione di onestà. E di non finire con un bambino che cresce con un genitore che lo guarda come si guarda un abbonamento alla palestra mai usato.

Ti amo, ma non voglio figli. Fine della storia. E se questo ci divide, forse, l'amore non era abbastanza forte da superare il bivio.
Ma almeno lo avrete capito prima di dover chiamare un baby sitter ogni sabato sera.