SOPRAVVIVENZA

GHOSTING

Sai cos'è peggio del ghosting? Il fatto che lo facciamo tutti, ma quando lo subiamo ci comportiamo come se fosse un crimine di guerra. Ma non lo è, è solo l'evoluzione naturale dell'amore nell'epoca dei messaggi istantanei: la spunta blu senza un messaggio che segue è il nuovo "Non ti amo più".

Facciamo chiarezza. Se qualcuno non ti risponde per ore, giorni, settimane, non è morto, non è in coma, non ha perso il telefono in un burrone. Sta solo esercitando il suo sacrosanto diritto di ignorarti perché, diciamolo, non gli piaci abbastanza. E no, non è un "problema di ansia sociale", non è "un momento difficile". Se avesse voglia di sentirti, lo farebbe anche dal letto di un ospedale con una flebo attaccata al braccio.

Le scuse per ghostare sono un catalogo dell'assurdo. "Scusa, ho avuto una settimana piena". Davvero? Una settimana intera senza dieci secondi per digitare "Ciao"? Cosa sei, un astronauta in missione segreta? "Non mi sento pronto per una relazione". Certo, ma sei pronto per un bel po' di sexting alle 2 di notte, vero?

Poi c'è la versione più evoluta del ghosting: lo zombie-ing. È quando il fantasma decide di tornare in vita e ricompare con un innocente "Ehi, come stai?" dopo tre mesi di silenzio. Tu pensavi di essere stata cancellata dal suo universo, e invece no: eri solo nel freezer, come un avanzo di lasagna pronto per essere riscaldato all'occorrenza. E tu, cretina, ci caschi pure.

Il ghosting è brutale, ma ha una sua logica. È la soluzione pigra a una conversazione che nessuno vuole avere. Dire a qualcuno "Guarda, non mi interessi" richiede coraggio. Sparire è più facile, anche se è da vigliacchi. E la cosa più ironica? Tutti, prima o poi, lo fanno. Anche tu. Sì, proprio tu. Perché alla fine nessuno è davvero un santo nei messaggi. Quindi, la prossima volta che qualcuno ti ignora, invece di analizzare il significato della sua ultima emoji, accetta la realtà: non gli frega niente. Ed è ok. Anche tu avrai qualcuno che non vuoi più sentire. E quando succederà? Visualizzerai e te ne andrai a dormire sereno.

AMORE, WRESTLING

Se devi bloccare qualcuno su Instagram, non è amore. È una rissa da bar che si è trascinata sui social.

Le relazioni tossiche sono un po' come il wrestling: piene di mosse spettacolari, scenate plateali e colpi bassi perfettamente coreografati. E la cosa peggiore? Chi ci è dentro pensa di stare lottando per qualcosa di grande. Ma no, amico mio, non è la cintura da campione del mondo. È solo un altro round in un match che non finirà mai bene.

Tutti abbiamo quell'amico (o siamo quell'amico) che giustifica l'ingiustificabile: "Sì, ha lanciato il mio telefono dalla finestra, ma è perché mi ama troppo". No, tesoro. Se ti amasse così tanto, il telefono sarebbe ancora in mano tua. "Ha un carattere difficile, ma lo capisco solo io". Bravo, e vuoi anche una medaglia? L'empatia è bella, ma non è un contratto a tempo indeterminato con un narcisista.

Il problema è che le relazioni tossiche funzionano a fasi alterne: momenti di inferno, seguiti da piccoli sprazzi di paradiso che ti fanno credere che ne valga la pena. È come stare in un casinò emotivo. Una vincita ogni tanto ti fa restare al tavolo, anche se stai perdendo tutto. E più investi, più sei convinto che prima o poi tornerai in pari. Solo che in queste storie il banco vince sempre, e il banco è la tua dignità.

C'è un test semplice per capire se sei dentro un disastro annunciato: immagina di raccontare le tue liti di coppia a un estraneo. "Sì, allora, ogni volta che usciamo lei controlla il mio telefono, poi mi insulta un po', ma dopo facciamo pace e ci amiamo alla follia". Senti come suona? Se ti sembra la trama di un reality show con troppe urla, sei nei guai.

Alla fine, la verità è una sola: l'amore sano non ha bisogno di blocchi, sblocchi, chiamate a raffica e guerre psicologiche. Se un rapporto è un thriller psicologico, non è amore, è intrattenimento per gente che non ha ancora capito che può cambiare canale.

Quindi, se devi bloccare qualcuno, fallo una volta sola. E poi blocca anche la tua tentazione di sbloccarlo dopo una settimana.