OVER 69

Fino a che età si può fare sesso? Parliamoci chiaro: la domanda non è "Fino a che età si può fare sesso?", ma "Fino a che età qualcuno è disposto a farlo con te?"
Perché diciamolo, il sesso è una di quelle cose che la biologia ti incastra in testa come una scimmia su una bicicletta: finché gira, gira. Poi un giorno le ruote si bloccano, e ti ritrovi con la faccia per terra chiedendoti dove sia finita la giovinezza.

Ora, la scienza ha qualcosa da dire sulla questione. La fisiologia ci insegna che il desiderio sessuale non ha una data di scadenza prestabilita. Certo, c'è un declino ormonale, un acciacco qua e là, qualche articolazione che scricchiola proprio nel momento meno opportuno. Ma la natura umana è testarda: la voglia rimane, magari cambia forma, magari rallenta, ma non si spegne del tutto.
E poi c'è la società, che ha sempre qualcosa da dire: "Ma insomma, alla tua età!" E quale età sarebbe, esattamente? C'è un comitato segreto da qualche parte che decide quando il sesso diventa ridicolo? Perché se esiste, dev'essere lo stesso che ha inventato le calze con i sandali e le regole del burraco.
Ci sono ottantenni che si danno da fare più di ventenni incollati alla PlayStation. E non è un miracolo della scienza, è una questione di mentalità. La tecnologia ha reso le cose più interessanti: pilloline magiche, terapie ormonali, yoga tantrico, roba che il vecchio Casanova non si sarebbe nemmeno sognato.

Quindi la risposta è semplice: si può fare sesso fino a quando si ha voglia di farlo. Il corpo magari non collabora sempre, ma la mente è un'altra storia. Il desiderio è come una canzone anni '50 che non esce mai dalla testa. E finché la musica non è finita, si balla.

STORIA DEL VIAGRA

C'era una volta un mondo in cui gli uomini invecchiavano con dignità, accettando il tempo che passa come monaci zen in pensione. Poi arrivò il Viagra e fece saltare tutto per aria. Da quel momento, la vecchiaia non fu più la stessa. Invece di passeggiate lente e riflessioni filosofiche sulla vita, improvvisamente i nonni iniziarono a guardare le badanti con un certo sguardo nostalgico. Perché rassegnarsi al tramonto quando puoi risorgere come una fenice ogni sera alle 22, previa prescrizione medica?

La storia inizia nei laboratori di Pfizer, dove un gruppo di scienziati stava cercando una cura per l'angina. Sì, l'angina, quel disturbo che fa battere il cuore come un tamburo impazzito. Peccato che la pillola azzurra non avesse grande effetto sul petto, ma scatenasse una reazione piuttosto energica qualche centimetro più in basso. Così, in una delle scoperte più fortunate della storia della medicina, il team si rese conto di aver creato un elisir che trasformava i flaccidi in eretti con la precisione di un interruttore della luce. Pfizer non perse tempo: invece di dire "ops", dissero "jackpot!" e il resto è storia.
Il Viagra divenne un fenomeno culturale. Se prima si parlava di età dell'oro, adesso si parlava di età dell'erezione. Il mercato impazzì, Hollywood lo infilò in tutte le commedie demenziali e la popolazione maschile sopra i cinquanta anni cominciò a credere nei miracoli più di un pellegrino a Lourdes.
Ovviamente, non mancarono i guai. Per esempio, quei poveracci che dopo aver assunto il Viagra dimenticavano di leggere il bugiardino e si ritrovavano a dover chiamare il pronto soccorso dopo quattro ore di "effetto speciale". I medici, senza battere ciglio, applicavano la solita routine: "signore, ci dica, ha provato a pensare alle tasse?" Se il metodo non funzionava, si passava alle maniere forti.
Poi c'era il panico morale: i benpensanti cominciarono a urlare che il Viagra era un abominio contro natura, che l'uomo doveva imparare ad accettare il proprio declino. Ma Pfizer, con la grazia di un venditore di macchine usate, replicò: "Signori, non stiamo vendendo una droga, stiamo vendendo speranza!". E così, mentre le chiese inorridivano, i bordelli e le camere da letto festeggiavano.

Alla fine, il Viagra non è solo una pillola, ma un simbolo. Un simbolo dell'eterna battaglia dell'uomo contro l'inevitabile. Un'illusione blu che ci fa credere che il tempo può essere fermato con un bicchiere d'acqua e una compressa. Forse è una menzogna, forse è una benedizione, ma una cosa è certa: non c'è niente di più umano che sfidare la natura con una piccola, potente, insostituibile pastiglia.