OUTERCOURSE

Allora, signore e signori, oggi parliamo di outercourse, ovvero quel meraviglioso universo di attività sessuali che non prevedono la penetrazione. Sì, avete capito bene: il sesso senza il sesso… ma comunque con il sesso! È come ordinare un hamburger senza il panino, ma con tutto il resto dentro.

Ora, qualcuno potrebbe dire: "Ma allora che senso ha?" Ah, mio caro benpensante, il punto è proprio questo! La nostra società è così ossessionata dal concetto di "sesso" come penetrazione che tutto il resto diventa un aperitivo, una scusa, un riscaldamento pre-partita. Ma pensateci un attimo: se fosse davvero solo questione di infilare una cosa in un'altra, allora i treni che entrano nei tunnel sarebbero pornografia.

L'outercourse è roba seria, studiata da sessuologi, psicologi e da chiunque abbia mai tentato di tenersi i pantaloni addosso per ragioni religiose o perché ha paura delle gravidanze indesiderate. Pensateci: è una soluzione elegante per ridurre il rischio di malattie sessualmente trasmissibili, ansia da prestazione e quel fatidico momento post-coito in cui uno dei due si chiede "E adesso che si fa?".

E poi, diciamocelo, il sesso non è solo penetrazione. È baci, è carezze, è stimolazione manuale, è leccare, mordicchiare, strusciarsi, è creare connessione, intimità, desiderio. Il problema è che il porno e l'educazione sessuale fatta da tizi che non sanno nemmeno come si scrive "clitoride" hanno convinto tutti che se non c'è penetrazione non è vero sesso. E così siamo cresciuti tutti con l'idea che tutto ciò che avviene prima del coito sia solo un fastidioso preambolo, come i trailer prima del film.

Ma attenzione, perché l'outercourse ha il suo lato oscuro: è troppo poco considerato. In un mondo ossessionato dal punto di arrivo, chi si preoccupa del viaggio? La società ha ridotto il sesso a una checklist biologica: erezione, penetrazione, orgasmo, addio. Tutto il resto è roba da adolescenti imbranati o da quelli che non hanno voglia di "fare sul serio". E invece no! Per alcuni, il sesso non penetrativo è l'unico modo sicuro per esplorare il proprio corpo, per altri è una scelta culturale o personale, per altri ancora è la base per esperienze più intime e soddisfacenti di un amplesso fatto senza voglia.

E ora arriviamo alla vera tragedia: il sistema educativo non ne parla quasi mai. I giovani imparano più sulla riproduzione delle balene guardando un documentario di David Attenborough che sulla loro stessa sessualità. Nelle scuole ti spiegano come mettere un preservativo su una banana, ma non ti dicono mai che puoi avere una vita sessuale completa anche senza il Grande Slam. Risultato? Un sacco di gente si perde il piacere perché pensa che tutto ruoti attorno all'entrata in scena del Grande Protagonista (e chi ha un partner maschio etero sa bene che a volte la scena dura meno del trailer).

Quindi, per concludere: l'outercourse è il sesso che non si prende troppo sul serio, ma che forse dovremmo iniziare a prendere più sul serio. È l'arte della seduzione senza timer, il piacere senza il manuale d'istruzioni. È il sesso per chi capisce che a volte è il viaggio che conta, non solo la destinazione. Quindi rilassatevi, esplorate e ricordate: non è il buco a fare il sesso, è tutto il resto.

5 PRATICHE

Allora, gente, parliamoci chiaro: il sesso è fantastico. Siamo tutti d'accordo, giusto? Ma a volte bisogna cambiare prospettiva, tipo guardarlo di lato, come quei quadri astratti che non capisci finché non inclini la testa e dici: "Oh, ora ha senso." Ecco, l'outercourse è proprio questo. Tutta la roba eccitante senza il "ehi, chi ha il preservativo?" o il "aspetta, aspetta, non ho finito!".

Massaggi sensuali. Non c'è bisogno di spogliarsi subito come due adolescenti col testosterone in overdose. Si parte piano, con tocchi lenti, un po' d'olio, magari una musica rilassante… e no, non quella roba da spa con le balene che cantano. Il punto è usare le mani per esplorare, per sentire ogni curva, ogni tensione, ogni piccolo brivido che si accende sotto la pelle. E se a un certo punto non sai più se stai facendo un massaggio o un'esplorazione archeologica, stai facendo un buon lavoro.

Baci profondi e prolungati. Non il bacio da saluto con lo schiocco rapido tipo vecchia zia, no! Qui parliamo del B-a-c-i-o, quello che ti lascia senza fiato, che dura così tanto che devi ricordarti di respirare tra un'invasione di lingua e l'altra. Il bacio che ti prende lo stomaco, la testa, l'anima e tutto il resto. Se lo fai bene, non avrai nemmeno bisogno di arrivare oltre, perché sarete già ridotti a due budini tremolanti pronti a sciogliersi l'uno nell'altro.

Esplorazione reciproca con il tocco. Qui non si tratta di sfregarsi come due gatti in calore. Parliamo di esplorazione, di scoprire quei punti che nemmeno sapevi fossero un interruttore del piacere. È un po' come essere Indiana Jones, ma al posto delle rovine antiche c'è il corpo del partner. E credimi, se ci metti la giusta attenzione, troverai più tesori di quanti ne abbia mai scoperti quell'uomo con la frusta.

Intimità visiva e dialogo profondo. Ah, il contatto visivo… che meraviglia, che tensione, che rischio di sembrare inquietanti! Scherzi a parte, guardarsi negli occhi mentre si è vicini, senza dire niente o sussurrando quelle cose che farebbero sciogliere pure un monaco tibetano, crea un'intesa che nessuna posizione contorta potrà mai regalarti. Poi c'è il parlare, il condividere fantasie, desideri… insomma, usare la bocca per qualcosa di più di un semplice bacio. E se la conversazione prende una piega interessante, ecco che il dialogo diventa il preliminare più sottovalutato di sempre.

Danza intima e movimento sincronizzato. Ora, capisco che non tutti siano Fred Astaire e Ginger Rogers, ma non serve essere esperti. Basta sentirsi, seguire il ritmo, lasciarsi andare. Magari uno slow sensuale, magari qualcosa di più energico, magari siete più per un ondeggiamento casuale tipo albero al vento. L'importante è il contatto, il respiro condiviso, il sentire l'altro senza bisogno di parole.

Alla fine, l'outercourse è come il jazz: non riguarda solo le note suonate, ma anche gli spazi tra le note. È il sesso senza il sesso, ma con il sesso, capisci cosa intendo? È tutto ciò che accade prima, intorno, dentro, senza necessariamente dentro dentro. E se lo fai bene, fidati, non ti mancherà proprio niente.

NEI SECOLI...

L'outercourse non è mica roba nuova, non è che l'hanno inventato gli hippie nei '60 con la rivoluzione sessuale e i fiori nei capelli. No, questa roba c'era già ai tempi in cui gli antichi greci si facevano massaggi con l'olio d'oliva. Perché diciamolo, quegli antichi avevano già capito tutto. Niente ossessione per la penetrazione, ma un concetto dell'intimità più fluido, più sofisticato. Ti bastava guardare un'anfora decorata: un po' di carezze, baci, roba da esperti, mica solo missionario e via.

E poi arrivano i romani, che di sesso ne sapevano una più del diavolo. Loro la penetrazione la vedevano come una questione di potere, una gerarchia: chi sta sopra, chi sta sotto, chi comanda e chi obbedisce. Ma se eri abbastanza furbo, trovavi i tuoi spazi di libertà nei giochi erotici non penetrativi. Perché i romani avevano schiavi, liberti, tutto un sistema in cui sapevi esattamente il tuo posto. Ma nei letti imperiali le cose si facevano complicate. L'outercourse diventava un modo di divertirsi senza sconvolgere troppo le rigide regole della virilità. Perché, amici miei, dominare va bene, ma mica vorrai rischiare di finire dalla parte sbagliata della penetrazione, no?

Nel Medioevo, tutta questa bella disinvoltura sessuale va a farsi benedire – letteralmente. La Chiesa dice: "Ragazzi, il sesso serve solo per fare figli, e se vi scopro a divertirvi in altri modi, vi faccio bruciare sul rogo". Ma sai com'è, non è che la gente smette di avere pulsioni solo perché un prete dice di no. E così nascono i giochi sottili, le corti d'amore, i cavalieri che sospirano per la loro dama senza mai toccarla davvero – almeno sulla carta. Ma sotto sotto, c'era un sacco di outercourse nascosto nelle pieghe delle maniche a sbuffo e sotto le tonache dei monaci. Perché quando c'è repressione, l'ingegno fiorisce.

Arriviamo al Rinascimento: si torna all'arte, al piacere, ai corpi che si sfiorano, e l'outercourse si fa di nuovo strada nelle alcove degli intellettuali, degli artisti e delle cortigiane. Certo, ancora c'era il problema che il sesso fuori dal matrimonio ti mandava dritto all'inferno, ma ehi, se non c'era penetrazione, magari Dio chiudeva un occhio.

Poi l'epoca vittoriana, e si torna dritti alla paranoia sessuale. Le donne dovevano essere pure come angeli, gli uomini dovevano sublimare i loro istinti leggendo romanzi noiosi e andando a cavallo. Ma sai qual era la cosa divertente? Più una società reprime, più la gente trova modi creativi per farlo strano. E così nelle stanze da letto degli aristocratici si consumavano passioni che restavano "tecnicamente" caste. Occhiolini, ammiccamenti, sfioramenti: l'outercourse continuava a essere il re delle relazioni clandestine.

Arrivano gli anni '60 e tutto esplode. La rivoluzione sessuale, la pillola, le comuni. Finalmente la gente poteva parlare di sesso senza sentirsi in colpa. E l'outercourse? Diventa trendy! Era sicuro, evitava guai, e faceva scoprire un sacco di nuovi modi di godere. Kinsey, Masters & Johnson, Freud prima di loro… tutti a dire che il piacere non era solo una questione di penetrazione, ma un'esperienza complessa, variegata, quasi artistica.

E oggi? Beh, oggi con tutta questa storia di sesso sicuro, virus, gravidanze indesiderate, l'outercourse è diventato quasi un consiglio medico. Ma la verità è che c'è sempre stato, ha attraversato millenni, epoche, rivoluzioni e repressioni. Perché? Perché la gente è sempre stata più creativa delle regole che le sono imposte. E anche se i moralisti di turno cercheranno sempre di mettere paletti, la storia dimostra che il desiderio trova sempre una strada. Anche senza penetrazione.

BACI E CAREZZE

Ah, guarda, la psicologia ci abbraccia con l'idea quasi magica che un bacio o una carezza possano trasformare il quotidiano in un'opera d'arte relazionale. John Bowlby, il saggio dell'attaccamento, ci invita a credere che il contatto fisico sia il segreto per un legame sicuro, un invito a lasciarsi andare e a farsi trasportare da quella dolce alchimia che fa vibrare il cuore. E come se non bastasse, ogni bacio innesca un'orgia biochimica: l'ossitocina, l'ormone dell'amore, scorre come una melodia che risuona nel profondo, facendoci sentire connessi e pronti ad affrontare il mondo con un sorriso contagioso.

In questo teatro romantico, il bacio non è solo un gesto, ma un'affermazione di compatibilità, un inno alla vita che ci fa credere che ogni tocco sia un messaggero di felicità. Le carezze, delicate e sincere, rafforzano quella connessione fisica ed emotiva che ci sostiene nei momenti di gioia e di sfida, come un abbraccio che ci ricorda quanto sia bello essere vivi. Le parole, per quanto ben messe, spesso restano in ombra rispetto a quel contatto silenzioso che sa dire tutto senza bisogno di parlare.

Il bacio, con la sua danza di nervi e muscoli, è una festa per il cervello: il nervo trigemino si scatena in una sinfonia di dopamina ed endorfine, regalandoci quella festa per il cervello che ci fa dimenticare per un attimo le insidie della realtà. E le carezze, con il loro tocco quasi magico, attivano il sistema parasimpatico, dissolvendo lo stress e regalandoci un attimo di pura serenità, come se il mondo intero si fermasse in un dolce respiro.

E se pensi che questo sia solo un capriccio evolutivo, sappi che ogni bacio e ogni carezza è un test di compatibilità, uno scambio sottile di segnali che ci fa sentire degni di un futuro luminoso e ricco di promesse. Il cinema e la letteratura hanno elevato questi gesti a simboli eterni, rendendo ogni bacio sotto la pioggia o ogni tocco appassionato un inno a un finale felice che, nonostante tutto, continua a far sognare anche i cuori più scettici.